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Le rubriche

I film e gli spettacoli

Il gusto delle cose (La passion de Dodin Bouffant)
Ispirandosi ad un romanzo dello svizzero Marcel Rouff uscito nel 1924, “La vita e la passione di Dodin Bouffant, Gourmet” il regista Tran Anh Hung ci porta magnificamente all'interno di una cucina di inizio 900, con i suoi colori, le sue atmosfere e la sua incredibile bellezza.
Ma la cucina, i piatti preparati, di cui seguiamo passo passo la realizzazione, non sono gli unici protagonisti di questo bellissimo film. I veri protagonisti sono, in fondo, l'amore in tutte le sue forme, per una donna o per la cucina e la libertà.
Eugénie (cui Juliette Binoche dona la giusta dolcezza ma anche la giusta sensazione di indipendenza e forza) da oltre vent'anni è la cuoca del gastronomo Dodin (un credibilissimo Benoit Magimel). Con il trascorrere degli anni il rapporto tra i due è diventato sempre più profondo non solo da un punto di vista che potremmo definire lavorativo (Eugénie cucina incredibili piatti per Dodin e i suoi amici) ma anche da un punto di vista affettivo, di reciproca complicità. Dodin vorrebbe sposarla ma Eugénie si è sempre rifiutata di farlo, per mantenere la propria libertà.
Solo verso “l'autunno della loro vita”, accetta di sposarlo e, quando si ammala, Dodin compie per lei un grande atto d'amore: cucina per lei piatti delicati, preziosi, ma anche uno più bello dell'altro, mettendo in essi tutta la sua creatività e tutto il suo amore.
Quando Eugénie muore, Dodin ha perso la metà di sé e solo l'aiuto degli amici lo spinge a riprendere la vita, perché, come gli ricorda con le ultime parole Eugénie, in un inno alla libertà, lei sarà sì stata anche la moglie di Dodin ma, soprattutto, è stata la cuoca.
Distribuito da Lucky Red, “Il gusto delle cose” sarà nelle sale italiane a partire dal 9 maggio.

Una spiegazione per tutto
L'importante è riuscire a trovare qualcosa o qualcuno su cui scaricare i propri errori o, meglio, le proprie manchevolezze.
Nell’Ungheria di oggi, con un governo non esattamente liberale, il giovane Abel deve sostenere l'esame di maturità. La pressione dei genitori si fa sentire, il non aver studiato anche, ed è così che all'esame di storia il ragazzo fa scena muta.
Una innocente domanda del professore di storia, progressista, sul perché porti la coccarda tricolore, ecco che diventa un'ottima scusa per giustificare il proprio insuccesso. Forse il professore voleva solo cercare di metterlo a suo agio cambiando il discorso e chiedendogli il motivo per cui portava ancora sulla giacca la coccarda simbolo dell'orgoglio nazionale che, normalmente, gli ungheresi indossano il 15 Marzo per ricordare la liberazione dell’Ungheria nel 1848, ma quando Abel torno a casa e racconta l'episodio al padre conservatore, ecco che da una semplice domanda si arriva al caso nazionale.
A poco a poco la notizia giunge ai giornali e quindi alla nazione e porta a galla lo scontro ideologico tra i cosiddetti patrioti, i conservatori che sostengono Orban, e i progressisti, che vengono subito tacciati di antipatriottismo, di essere contro il governo, come il professore. Ma la verità viene spesso a galla, e quando Abel si ripresenta all'esame che è stato organizzato apposta per lui, deve solo ammettere la propria ignoranza e andarsene. Ma, come se non si fosse resoconto di tutto ciò che ha provocato, il ragazzo se ne va a nuotare e l'acqua laverà via tutto, forse…
A metà strada tra il film di denuncia di una realtà e il film politico, con la regia dell'ungherese Gábor Reisz e distribuito in Italia da I Wonder Pictures, “Una spiegazione per tutto” sarà nelle sale italiane a partire dal 1 maggio.

Il mio amico robot (Robot Dreams)
Quando si tratta di sentimenti, le parole molto spesso sono inutili: bastano gli sguardi, i suoni, la musica… e se, alla fine, le strade dei protagonisti si dividono, non ha importanza, l'importante è aver scoperto gli altri, aver abbattuto il muro della propria solitudine.
Il delicatissimo film di animazione “Il mio amico robot”, è ambientato a Manhattan ma non nella classica città del nostro immaginario, bensì in una città del futuro, popolata da animali.
Protagonista è Dog, un tenero cane che vive solo e trascorre le proprie serate isolato in casa, davanti alla televisione. E quando, un giorno, proprio la televisione propone l'acquisto di un robot in scatola, Dog capisce che finalmente è giunto il momento di uscire dalla propria solitudine. L'arrivo di Robot nella sua vita gliela stravolge completamente, Dog finalmente esce, scopre il mondo che lo circonda e si diverte. E quando, al termine dell'estate, eventi imprevisti li dividono Dog non si richiude in sé stesso ma aspetta di poter ritrovare il suo amico e nel frattempo vive. Nuovi amori, nuovi amici e, finalmente, un futuro da cui è bandita la solitudine.
Tenero e delicato, “Il mio amico robot” lascia una grande dolcezza nel cuore e il ricordo delle bellissime musiche di Alfonso de Vilallonga che accompagnano tutta la vicenda.
Con la regia di Pablo Berger e distribuito da I Wonder Pictures, “Il mio amico robot” ispirato alla graphic novel Robot Dreams della spagnola Sara Varon sarà nelle sale italiane a partire dal 4 Aprile.